testimonianze
Poesia esposta alla scuola dell'infanzia "Giovanni Boccaccio" dove Veronica ha insegnato ed ha lasciato dei bellissimi ricordi.
Il Ritratto di Raffaele Palumbo (Pubblicato sul Corriere della sera 19.07.2008)
"Sette minuti di auto insieme ed eravamo già amiche"
Veronica Locatelli rivive nelle parole dei suoi amici, che per tenerla ancora legata a questo mondo parlano di lei al presente. Veronica ha fatto, Veronica ha detto, Veronica è.
La cosa che colpisce di più, parlando con gli amici di Veronica è la loro fermezza, la loro lucidità tutta tesa a restituire alla città una memoria, la memoria di una vita breve durata esattamente trentasette anni. Fino all'ultimo giorno, fino al momento più tragico. Gli amici e le amiche ricordano la "cicci", come la chiamavano. Anzi, come continuano e continueranno a chiamarla. E chiedono l'anonimato. "Che si parli di lei, i nostri nomi non sono importanti".
E non senza fastidio, le amiche e
gli amici tornano su quanto accaduto al Forte Belvedere.
Veronica viene raccontata come persona eclettica. "Lavorava con passione alla regia, al montaggio di video, di corti, stava realizzando un documentario". Un'altra amica la definisce "una filosofa del part-time". "Lavorava tanto, prima come maestra, poi al Provveditorato, poi adesso all'Università come tutor, a Scienze della Formazione. Tutto era finalizzato alle sue passioni, alla straordinaria creatività. Con il lavoro pagava le bollette e così poteva continuare a fare corsi per migliorarsi, studiare l'inglese, fare cinema". Il Cinema era la sua grande passione. Di giorno al lavoro, di notte al montaggio video. L'amico di sempre dice: "Era la persona più creativa e socievole che abbia conosciuto. Anche parlando in questi giorni con voi giornalisti, abbiamo scoperto che a Firenze erano veramente in tanti a conoscerla". Con un forte senso dell'umorismo, dell'ironia era dotata di una vitalità che alle volte spiazzava i sui stessi amici. "Riusciva a trasformare tutto, ogni stimolo, in un'idea nuova. E ogni volta che partiva e qualcuno cercava di scoraggiarla era tipico sentirle rispondere <siete vecchi>". Veronica teneva insieme il gruppo, "una comunità di uguali", dice un suo collaboratore. "Amava creare gruppi, lavorare in gruppo, senza leader di nessun tipo. Anche quando faceva la regista non voleva che il suo nome apparisse per non mettere in ombra gli altri. Ha avuto il grande merito di tenerci sempre svegli, era capace di mobilitare trenta persone per girare un cortometraggio". La capacità di intessere relazioni non effimere è un'altra cosa che tutti ricordano. "Era veramente la migliore amica di tutti noi e con ciascun di noi aveva un rapporto unico e particolare". "Quando l'ho incontrata per la prima volta dieci anni fa, ci siamo conosciute facendo insieme un breve tratto di strada in macchina. In sette minuti eravamo amiche". Gli amici si interrogano per ricostruire la vita di Veronica: "Ne faceva veramente tante. L'università, il cinema, i corti che poi metteva su MySpace con il gruppo delle "Acrobate", come "Dissolvenza al nero", o "Crème fatale", che aveva anche vinto il premio del settimanale Musica per la miglior regia. E poi i cd sui corsi di inglese usciti con il Corriere della Sera e l'Espresso, il "Caffè degli Zeri", la video istallazione alla Limonaia di Villa Vogel a gennaio, la partecipazione al festival di corti Videominuto, dove aveva ottenuto menzioni speciali, la partecipazione al Satie's Fashion Group di Firenze, che si impose con il film "Cinephila Communis", vincendo i due festival fiorentini Videolugosi e Schermi Irregolari. E l'elenco potrebbe continuare a lungo, gli amici ricordano anche fatti lontani nel tempo, come la partecipazione al mensile fiorentino Silenzio Stampa, o più recenti, come i booktrailer proiettati alla biblioteca delle Oblate, la collaborazione con il centro Oncologico toscano, per contribuire attraverso i video alla prevenzione dei tumori al seno. "Aveva in cantiere video musicali, già perché anche la musica era una sua grande passione. Cercava in ogni modo di comunicare il suo mondo ed il suo sguardo sul mondo. Anche quando non si perdeva un singolo festival di cinema coreano, non era mai elitaria, intellettualistica". C'è poi tra gli altri un amico, particolarmente amareggiato, "morte assurda" si diceva all'inizio: "Ci siamo per anni nascosti dietro alibi come l'organizzazione o le tecnologie e ci siamo dimenticati le persone. Non è vero che non si interviene finché non c'è il morto. Il morto, al Forte, c'era già stato".
dal Blog di Paola Iacomelli (giovedì 17 luglio 2008) Mostra dedicata a Veronica Locatelli
|