Servizio di Angiologia
e Ambulatorio per la diagnosi
e cura delle ulcere vascolari
degli arti inferiori
ASL 10 Firenze -


  Servizio di Angiologia
e Ambulatorio per la diagnosi
e cura delle ulcere vascolari
degli arti inferiori
ASL 10 Firenze -  

cell. 338-2518571

Ambulatorio I.O.T. (Istituto Ortopedico Toscano) - Firenze 055-6577269 (viale Michelangelo, 41)

 

Protocollo Regione del Veneto Azienda ULSS n° 15 “Alta Padovana”
sul trattamento elastocompressivo delle ulcere venose

PROCEDURA ASSISTENZIALE PER LA CURA DELLE ULCERE CRONICHE DEGLI ARTI INFERIORI

Azienda Unità locale socio-sanitaria n. 15 "Alta Padovana"
Day hospital Geriatrico Presidio ospedaliero di Camposampiero Pd
telefono: 049 9324446
e-mail dhger_csp@ulss15.pd.it

Indice

Introduzione pag. 3
Il problema pag. 4
Procedura operativa pag. 6
Prevenzione delle recidive ed educazione del paziente e dei familiari pag.11
Consigli utili pag. 12
Allegati pag. 12
Bibliografia pag. 17

Presentazione

Garantire la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini comporta anche l’introduzione e l’utilizzo di norme e procedure di buona pratica infermieristica.

L’obiettivo è di conseguire maggiore appropriatezza degli interventi, miglioramento dell’efficacia delle soluzioni ed un livello superiore di sicurezza per il paziente e per l’operatore.

Ciò è particolarmente significativo per gli interventi assistenziali svolti a domicilio, che vedono spesso l’infermiere affrontare da solo situazioni complesse che, se risolte appropriatamente, sono in grado di conseguire una miglior qualità di vita per i pazienti, con sicuri benefici anche per il contesto familiare.

Il trattamento delle ulcere croniche degli arti inferiori ben si colloca all’interno di queste esigenze di miglioramento assistenziale che chiedono all’infermiere di aggiornare conoscenze e modalità di intervento, di sviluppare capacità di osservazione e di attivare proficue relazioni con la persona interessata ed i suoi familiari.

La procedura elaborata è coerente con queste esigenze, per cui è necessario che sia utilizzata in tutte le situazioni previste.

L’esperienza maturata nell’Ulss 15 “Alta Padovana” può diventare perciò un utile riferimento per il continuo miglioramento dell’assistenza infermieristica in tutte le strutture dell’Azienda.

20 giugno 2001

dott.ssa Maria Giacobbo Direttore Sanitario

INTRODUZIONE

Quando si parla di ulcere degli arti inferiori si parla purtroppo di una patologia invalidante che condiziona sfavorevolmente la qualità di vita del Paziente, e nello stesso momento si parla di una patologia trascurata dalle Istituzioni sanitarie e dal S.S.N. che spesso non garantisce a questi Pazienti cure e materiali necessari per la loro guarigione. I servizi dedicati alla cura di tale patologia sono in Italia davvero pochi, a differenza di ciò che succede nei paesi anglosassoni; e parte del personale che si dedica alla cura delle ulcere utilizza ancora vecchi sistemi ormai superati. Nonostante la dimostrazione di una migliore guarigione in ambiente umido, concetto introdotto da Winter nel 1962, molti si ostinano ancora a trattarle con medicazioni non adeguate. Ed ancora, nonostante le indicazioni che ci provengono dalla medicina basata sulle evidenze, l’elastocompressione non è entrata nell’uso quotidiano nella terapia delle ulcere venose. Mancano i materiali e manca l’aggiornamento specifico. Tutto ciò provoca un danno al Paziente, con il ritardo nella guarigione, e crea anche un danno economico alle Aziende Sanitarie ed un utilizzo irrazionale delle risorse umane infermieristiche. E’ importante inoltre “parlare la stessa lingua” conoscere tutto ciò che abbiamo a disposizione e le linee guida internazionali per poterci confrontare continuamente, non solo all’interno della stessa categoria, ma anche tra diverse categorie di operatori sanitari che si dedicano a tale patologia. Non posso quindi che essere felice nel vedere che un gruppo di infermieri, mettendo a frutto il lavoro di molti incontri di aggiornamento, analizzando materiale bibliografico significativo e discutendo con colleghi di tutta Italia, ha messo a punto un protocollo di procedura assistenziale che dà molte informazioni sui diversi aspetti delle ulcere degli arti inferiori, sulla loro cura, sul trattamento elastocompressivo, sulla prevenzione delle recidive e sull’educazione del paziente e dei familiari. Ho letto e condiviso le molte informazioni contenute nella pubblicazione. La scelta del bendaggio, una volta rispettati i concetti generali, è naturalmente legata alla specifica preparazione del personale, alla disponibilità del materiale e al tipo di ulcera da curare. Il personale che ha redatto questo protocollo ha comunque esposto molte informazioni generali ed alcune più specifiche che ogni operatore potrà sfruttare al meglio. Ringrazio quindi il personale del Servizio infermieristico territoriale e della Divisione di Geriatria – Ospedale diurno del Presidio Ospedaliero di Camposampiero dell’Azienda ULSS n. 15 «Alta Padovana» per avermi chiesto di scrivere un’introduzione a questo eccellente lavoro. Spero sia di grande utilità al lavoro degli infermieri domiciliari e non solo, e occasione di confronto e discussione con il personale di altre Aziende, con l’auspicabile coinvolgimento delle Direzioni Sanitarie Aziendali affinché questi sfortunati Pazienti possano ricevere finalmente un’adeguata assistenza e considerazione.

Dott. Roberto Polignano Angiologo e specialista in Medicina Interna Ambulatorio per le ulcere vascolari – IOT - Riabilitazione Cardiovascolare Firenze ASL 10

1 - IL PROBLEMA

Le ulcere degli arti inferiori sono ferite croniche con perdita di sostanza della gamba o del piede che non tendono a guarigione spontanea, presenti da più di 6 settimane e con grande tendenza a recidivare. Sono complicanze terminali di una serie di disturbi trofici dovuti a difficoltà circolatorie locali, arteriose o venose. Tra l’1,5 e il 3 per mille della popolazione soffre di ulcere degli arti inferiori e la prevalenza aumenta con l’età fino a circa il 20 per mille nelle persone al di sopra degli 80 anni.

Le lesioni di origine vascolare vengono denominate in modo differente a seconda della loro origine prevalente. Circa il 70% delle ulcere dell’arto inferiore sono causate da patologie di natura venosa, il 10-15% da patologia arteriosa e il restante 15-20% da patologie miste o da altre patologie come il diabete, le vasculiti, il linfedema, i tumori, ecc.

L’ulcera arteriosa

E’ causata da una stenosi dell’asse arterioso che comporta una riduzione del flusso ematico con conseguenti deficit metabolici e danni tissutali. La medicazione dell’ulcera avverrà secondo i criteri sotto esposti.

Le ulcere miste

Sono le ulcere in cui è presente sia la componente arteriosa che venosa con prevalenza ora di una, ora dell’altra.

L’ulcera venosa

In presenza di un danno al sistema venoso profondo o superficiale si crea un’ipertensione venosa nei distretti a valle con alterazione del microcircolo. Le conseguenze possono essere: edema, eczema varicoso, iperpigmentazione, cute fragile e sottile facilmente danneggiabile con conseguente ulcerazione.

Nella terapia delle ulcere venose la correzione dell’edema e dell’anomalia vascolare sottostante (ipertensione venosa) è ritenuta molto importante, al pari delle medicazioni locali.

La riduzione dell’ipertensione venosa e conseguentemente dell’edema può ottenersi in diversi modi:

- riposo con l’arto sollevato - compressione graduata dell’arto mediante elastocompressione - chirurgia o scleroterapia

La patologia è tipicamente cronica ed ad evoluzione progressiva, recidivante.

Le ulcere venose degli arti inferiori vengono curate in maniera difforme. Spesso il trattamento inappropriato causa sofferenze e costi che potrebbero essere contenuti con peggioramento notevole della qualità di vita.

L’obiettivo principale della terapia delle ulcere venose è la riduzione dell’edema locale utilizzando un bendaggio che crea una pressione a gradiente decrescente dalla caviglia al ginocchio per controbilanciare l’effetto dell’ipertensione venosa.

L’uso di calze elastiche terapeutiche con compressione differenziata va incoraggiato come prevenzione e dopo la guarigione dell’ulcera per evitare le recidive.

Il personale infermieristico incaricato dell’assistenza a questi pazienti deve avere un’adeguata formazione sul trattamento dei vari tipi di ulcera e sull’applicazione corretta dei diversi bendaggi elastocompressivi.

L’ulcera vascolare e’ un sintomo di malattia e l’approccio deve essere globale e multidisciplinare.

2 - PROCEDURA OPERATIVA

2.1 - SISTEMA INFORMATIVO

Riportare nella cartella infermieristica i seguenti dati:

- Generalità del paziente (cognome e nome, data di nascita, sesso, n° di gravidanze, obesità eventuale, precedenti interventi chirurgici o fatti traumatici di notevole importanza, precedente TVP (Trombosi Venosa Profonda), epoca d’insorgenza di un’eventuale IVC (Insufficienza Venosa Cronica), fumo, potus, giudizio sullo stato igienico generale del paziente, grado di deambulazione, diabete

- familiari conviventi e livello di assistenza prestata al congiunto

- descrivere il trattamento topico e farmacologico in corso

- specificare il numero di interventi settimanali

- riportare la sede della lesione, il numero delle ulcere, descriverne i margini, il colorito, il fondo, la profondità, la secrezione, il cattivo odore se presente, la data di insorgenza e l’estensione precisa espressa in cm quadrati mediante la formula: larghezza massima x altezza massima x 0,785 (indice di Kundin); utile una eventuale documentazione fotografica

- riportare la presenza di edema, le caratteristiche della cute perilesionale e degli annessi, polsi periferici (si rilevano sull’arteria tibiale anteriore o posteriore), presenza e caratteristiche del dolore (a riposo, in claudicatio, in ortostatismo, in clinostatismo)

- rilevare l’indice caviglia-braccio o indice di Winsor o ABPI (Ankle Brachial Pressure Index): è uno strumento che ha a disposizione l’Infermiere domiciliare per escludere un problema arterioso importante ed evitare danni irreparabili usando bendaggi elastocompressivi (per la modalità di rilevazione, vedi allegato 1).

IMPORTANTE:

Se il paziente è diabetico la rigidità delle pareti arteriose distali potrebbe far misurare valori elevati pur in presenza di deficit circolatori significativi; è utile quindi un inquadramento strumentale avanzato.

Valori pressori alla caviglia inferiori o pari a 50 mmHg indicano la presenza di una ischemia critica; immediata consulenza angiologica.

2.2 - CLASSIFICAZIONE DELL’ULCERA IN BASE AL COLORE DOMINANTE E MEDICAZIONE

Nera o gialla: si riferisce ad ulcera con presenza di escara o fibrina. L’obiettivo è rimuovere l’escara e la fibrina con trattamento enzimatico (es: collagenasi (Noruxol) o autolitico (es: Idrogel) od eventuale chirurgia «dolce» (debridment).

Rosso: ulcera pulita che granuleggia. Medicare come prima scelta con prodotti che mantengano l’ambiente umido, sterile e alla giusta temperatura. Non serve sostituirla frequentemente (schiuma di poliuretano o idrocolloidi)

Rosa: ulcera in via di epitelizzazione. Medicare con pellicola di poliuretano, o idrocolloidi ultrasottili, per proteggere l’epitelio neoformato.

L’esperienza dimostra che il trattamento dell’ulcera deve essere ”dinamico” in relazione alla modificazione della stessa .

2.3 - CURA DELL’ULCERA

- valutare se l’ulcera appare infetta (descrivere i segni e i sintomi) ed eventualmente eseguire tampone per esame colturale (nell’allegato 2 viene descritta la guida per la corretta esecuzione del tampone)

- detergere con sol. fisiologica ed eventuale disinfezione con sol. appropriata a bassa concentrazione se è necessario ridurre la carica batterica (e poi ancora fisiologica) spruzzando con una siringa con getto trasversale

- asciugare tamponando delicatamente con garze sterili

- se l’ulcera appare sicuramente infetta l’obiettivo è curare l’infezione

- effettuare medicazioni frequenti, non usare medicazioni avanzate; è possibile l’uso di medicazione con alginati (attenzione se c’è poca secrezione!)

- se l’ulcera è molto secernente è indicato l’uso di alginati

- la terapia antibiotica va effettuata per via generale quando vi sono segni clinici di infezione che ne ritardano la guarigione

- Per le ulcere venose è indicato inoltre un bendaggio elastico mobile o fisso con bende a lunga, media o corta elasticità eventualmente impregnate di ossido di zinco. Se l’ulcera è infetta si sconsiglia un bendaggio fisso a lunga permanenza mentre è indicato un bendaggio elastico mobile appropriato sopra la medicazione per permettere il cambio frequente.

2.4 - TIPI DI BENDE ED INDICAZIONI ALL’USO

1. Bende anelastiche o a ridotta elasticità (estensibili sino al 40% del valore basale)

Possono essere adesive o meno ed esercitano una pressione di lavoro molto elevata e una bassa pressione di riposo. .La benda a corta elasticità in tensione del 50% circa esercita una compressione di circa 8-12 mm Hg. E’ un bendaggio inefficace per persone non deambulanti. La benda può essere impregnata con ossido di zinco le cui proprietà sono la protezione della cute perilesionale con azione antiinfiammatoria e astringente. Vengono usate per ottenere una rapida riduzione dell’edema in pazienti deambulanti, in ulcere su cute distrofica ed eczematosa.

2. Bende a media elasticità (estensibili fra il 70-140% del valore basale)

Esercitano una pressione di lavoro meno elevata e una discreta pressione di riposo. La compressione in tensione è di circa 18 mm Hg e vanno rimosse la sera. Si possono usare in pazienti con edema poco deambulanti, ma con necessità di rimozione del bendaggio per medicazioni frequenti.

3. Bende ad elevata elasticità (estensibili più del 140%)

Esercitano una pressione bassa di lavoro e molto alta di riposo. La pressione esercitata è molto elevata: 38-42 mm Hg; di conseguenza il bendaggio confezionato con questa benda è sempre mobile e va rimosso alla sera. Vengono usate per il mantenimento dopo la riduzione dell’edema, su arti distrofici dove le calze sono controindicate.

2.5 - CONFEZIONAMENTO DI BENDAGGIO ELASTICO

Primo strato: è sempre lo strato protettivo in cotone di germania o in materiale sintetico con analoghe caratteristiche, che ha lo scopo di proteggere le prominenze ossee (cresta tibiale, malleoli) e di ricostruire il corretto raggio della gamba che deve risultare conica e contemporaneamente assorbire eventuali secrezioni.

Secondo strato: con benda a corta, media o lunga elasticità; deve essere mobile quando vi è la necessità di medicare frequentemente (infezione o presenza di tessuto da rimuovere), fisso quando le caratteristiche della lesione consentono medicazioni meno frequenti. La tecnica utilizzata può essere a spirale o a “8” (o spina di pesce). Va tenuto presente che più vi è sovrapposizione delle bende maggiore è la compressione.

Importante: il piede deve essere flesso dorsalmente (posizione a martello) per evitare pieghe alla caviglia .

Il bendaggio elastico dell’arto deve essere applicato con compressione graduale e decrescente dalla caviglia al ginocchio; si ottiene in un arto eumorfico, mantenendo la stessa tensione della benda per la legge di Laplace (per cui : la pressione (p) è direttamente proporzionale alla tensione (t) della benda e inversamente proporzionale al raggio (r) della gamba). Per questo motivo è usato il primo strato per regolarizzare il raggio dell’arto in caso di arto “cilindrico”o viceversa a “fiasco”.

2.6 - CONFEZIONAMENTO DEL BENDAGGIO MULTISTRATO PROFORE

Il bendaggio a quattro strati (kit utilizzato è il PROFORE) va applicato su ulcere venose ad infezione risolta e nelle fasi di detersione avanzata, fino alla guarigione dell’ulcera con kit adeguato alla circonferenza della caviglia .

Prima di iniziare il trattamento con il sistema multistrato PROFORE l’infermiere deve compilare la “scheda di rilevazione dati per la presa in carico del paziente” (allegato n° 3) che dovrà essere restituito agli infermieri del DH Geriatrico una volta guarito il paziente.

I vantaggi di un bendaggio compressivo a quattro strati sono rappresentati dalla sicurezza dell’applicazione, dalla gestione ottimale dell’essudato e della temperatura costante locale, dal grande confort ed adattabilità alle variazioni volumetriche dell’arto successive alla riduzione dell’edema, dal mantenimento di una pressione costante, intorno a 40 mmHg, che si mantiene per almeno 7 giorni, dall’ottimo rapporto costo-beneficio (minor numero di medicazioni, riduzione del materiale impiegato, riduzione del tempo per medicazione) e dall’elevato tasso di guarigioni (70% in 12 settimane), può costituire soluzione ottimale anche in pazienti che non camminano.

Tecnica di esecuzione del bendaggio “profore”:

1 - Misurare la circonferenza della caviglia e confrontarla con il valore riportato sulla confezione per accertarsi che sia stato scelto il kit della giusta misura (18-25 cm). La circonferenza va sempre rimisurata dopo il periodo di trattamento iniziale in quanto la stessa cambia per assorbimento dell’edema.

2 - Analizzare l’arto per individuare possibili prominenze ossee da proteggere e la parte immediatamente superiore alla caviglia (se è sottile o fibrosa fa scivolare il bendaggio); è necessario assicurarsi che le prominenze ossee siano ben protette usando come imbottitura la benda PROFORE # 1.

3 - Applicare PROFORE WCL (sterile) a contatto con la ferita estraendolo dalla confezione usando una pinza sterile e tenerlo in sede finché non viene coperto con PROFORE #1.

4 - Applicare PROFORE #1, benda assorbente naturale, partendo dalla base delle dita del piede fino al ginocchio usando una tecnica a spirale con il 50% di sovrapposizione. Usare la benda residua per rinforzare la protezione della cresta tibiale oppure per «riempire» le aree concave perimalleolari o per aumentare la circonferenza della caviglia (in caso di

circonferenza inferiore a 18 cm). La benda non va tesa, ma distribuita uniformemente sull’intera superficie da bendare.

5 - Applicare PROFORE # 2, benda in crespo di cotone, partendo dalla base delle dita del piede fino al ginocchio sovrapponendola al PROFORE # 1, con tecnica a spirale e sovrapposizione del 50%. La benda fissa definitivamente il primo strato sul piano cutaneo e rappresenta una base antiscivolamento per la terza benda.

6 - Applicare PROFOFORE # 3, benda a compressione leggera ad elevata elasticità partendo dalla base delle dita del piede fino al ginocchio con tecnica ad «8» usando una tensione ed una sovrapposizione del 50%. Fare riferimento alla linea gialla come guida per la corretta sovrapposizione.

7 - Applicare PROFORE # 4 partendo dalla base delle dita del piede fino al ginocchio; la benda va applicata con una tecnica a spirale, una tensione costante ed una sovrapposizione del 50%, porre attenzione nello srotolamento a non tirare troppo la benda per evitare l’effetto “laccio” e controllare alla fine che la sovrapposizione sia buona e costante. E’ importane applicare la benda avendo cura di evitare il contatto diretto con la cute per evitare fenomeni allergizzanti; è sufficiente retrarre il bendaggio di qualche millimetro rispetto agli strati sottostanti. Terminato il bendaggio, applicare una leggera pressione, lisciando lungo i bordi per assicurarsi che la benda aderisca perfettamente a se stessa.

2.7 - AVVERTENZE IMPORTANTI PER L’USO DI BENDE AD ELEVATA ELASTICITA’ E MULTISTRATO

Il bendaggio non deve essere usato su pazienti diabetici con microangiopatia in stato avanzato.

Il bendaggio non deve essere usato in pazienti con arteriopatia severa per non causare necrosi da pressione.

Il rischio che un paziente sia affetto da malattia atero-venosa aumenta con l’età.

Se il paziente dovesse avvertire una sensazione di dolore o parestesia in posizione distale rispetto al bendaggio, questo deve esse subito rimosso.

Il bendaggio fisso può rimanere in sede fino ad un massimo di sette giorni.

Le fasciature devono essere eseguite da personale sanitario esperto: è quindi necessaria un’adeguata formazione e addestramento nella tecnica di bendaggio .

Per mantenere un buon livello di pratica clinica sono necessarie una supervisione e una valutazione costante dei risultati da parte di personale medico e infermieristico incaricato (medico dell’ambulatorio di angiologia e diagnostica vascolare, personale infermieristico del DH Geriatrico).

3 - PREVENZIONE DELLE RECIDIVE ED EDUCAZIONE DEL PAZIENTE E DEI FAMILIARI

Dopo la guarigione dell’ulcera venosa va incoraggiato l’uso di calze elastiche terapeutiche (gambaletto, calza o collant) per la prevenzione delle ricadute:

- II^ KKL (23 - 32 mmHg) - III^ KKL (34 - 46 mmHg)

In commercio Il gambaletto è disponibile in cotone (consigliato per persone anziane con cute sottile), sintetico, in microfibra o caucciù.

3.1 - CALZA ELASTICA TERAPEUTICA (GAMBALETTO)

La classe di compressione consigliata dopo la guarigione di ulcera venosa è generalmente la seconda (KKL 2). I gambaletti elastici terapeutici devono essere prescritti dopo aver rilevate le seguenti misure con arto in scarico:

1. la circonferenza della caviglia al malleolo

2. la circonferenza del punto più stretto al di sotto del ginocchio

3. la misura della lunghezza della gamba dal tallone al cavo popliteo.

Il gambaletto va lavato a mano a circa 40° C con sapone di Marsiglia e asciugato lontano da fonti di calore e all’ombra. La calza elastica è disponibile in commercio con o senza punta. Si ricorda che l’efficacia terapeutica della calza elastica dura in genere 6 mesi.

3.2 - COME SI INDOSSA E SI TOGLIE

Rivoltare la calza infilando la mano e afferrando, tra pollice e indice, il tallone. Far indossare il puntale setificato e accompagnare senza tirare il gambaletto lungo la gamba. Alla sera, prima di coricarsi è consigliato togliere la calza elastica; essa va rimessa al mattino prima di alzarsi dal letto. Per togliere la calza abbassarla fino alla caviglia e sfilarla delicatamente. Esistono in commercio inseritori per calze elastiche in tessuto o in metallo, utili soprattutto nelle persone anziane.

4 - CONSIGLI UTILI PER IL PAZIENTE E I FAMILIARI

1. Evitare di stare molto tempo in piedi

2. Tenere sotto controllo il peso, ridurre il sovrappeso

3. Evitare di stare molte ore seduti; in tale posizione flettere frequentemente le caviglie e muovere i piedi.

4. In caso di viaggi molto lunghi, fare soste ripetute.

5. Evitare le fonti di calore dirette sugli arti inferiori (termosifoni, bagni troppo caldi...). In caso di esposizione al sole, preferire le prime ore del mattino o quelle del tardo pomeriggio. Evitare le sabbiature.

6. Non indossare indumenti troppo stretti che comprimano le gambe.

7. Sollevarsi spesso sulle punte dei piedi se si svolgono attività che costringano a stare in piedi per periodi prolungati per favorire il ritorno venoso tramite la pompa muscolare

8. L’alimentazione deve essere ricca di fibre (verdura, crusca....).

9. Calzare scarpe comode e morbide, con tacco medio 2-3 cm, non a spillo.

10. Favorire il movimento degli arti con lunghe passeggiate, footing, nuoto, cyclette e sport non agonistici.

11. Rialzare il letto dalla parte dei piedi per favorire il riassorbimento dell’edema durante il riposo notturno.

5 - ALLEGATI

ALLEGATO 1

MODALITA’ DI RILEVAZIONE DELL’INDICE CAVIGLIA-BRACCIO O INDICE DI WINSOR O ABPI (Ankle Brachial Pressure Index)

- paziente disteso

- rilevare la pressione arteriosa sistolica brachiale

- rilevare la pressione arteriosa alla caviglia, individuando il polso dell’arteria tibiale posteriore o anteriore o dell’arteria pedidia dorsale

- può essere di aiuto l’uso del Minidoppler che serve per identificare il polso in maniera acustica; usato con l’aiuto di uno sfigmomanometro dà una misurazione pressoria precisa. La sonda del Minidoppler va posizionata a 45° rispetto al piano cutaneo; tra cute e sonda va applicato gel elettoconduttore

- l’indice si ottiene: pressione alla caviglia diviso pressione brachiale

- i valori normali sono compresi tra 0,8 e 1.2 e permettono una elastocompressione elevata (35-40 mm Hg)

- i valori compresi tra 0,6 e 0,8 permettono una elastocompressione modesta con particolari precauzioni e di tipo anelastico o a corta estensibilità previa valutazione specialistica

- valori inferiori a 0,5 nessuna elastocompressione.

ALLEGATO 2

GUIDA PER LA CORRETTA ESECUZIONE DI TAMPONE PER ESAME COLTURALE

1. Si esegue quando sono presenti segni clinici di infezione: dolore, rossore, febbre, leucocitosi, secrezione abbondante o maleodorante e l’ulcera non guarisce o aumenta di dimensioni.

2. E’ preferibile che non siano stati usati antibiotici localmente.

3. Se l’ulcera presenta tessuto fibrinoso o necrotico ed è “sporca”, è preferibile effettuare medicazioni frequenti per detergere il più possibile ed eseguire in un secondo tempo l’esame colturale.

4. Detergere l’ulcera con soluzione fisiologica, non usare disinfettanti.

5. Effettuare più contatti lungo i margini della lesione.

6. Nel caso si eseguano prelievi su più ulcere compilare per ognuno una richiesta e specificare sul campione e sulla scheda microbiologica la sede di provenienza.

7. Compilare con più informazioni possibili la scheda dati microbiologica (è parte della richiesta che si stacca e segue il campione) e firmarla.

8. Se c’è il sospetto di contaminazione con germi anaerobi (Peptostreptococchi, Clostridi, Bacteroides), in particolare su ulcere profonde o trattate con medicazioni occlusive per tempo prolungato, il campione va inviato in laboratorio immediatamente, aggiungendo in rosso “+ ricerca anaerobi” sulla scheda microbiologica.

ALLEGATO 3: modulo da utilizzare per la presa in carico dei pazienti curati con il sistema “Profore”

Regione del Veneto AZIENDA U.L.S.S. N. 15 “ALTA PADOVANA” DAY HOSPITAL GERIATRICO SERVIZIO INFERMIERISTICO DI ASSISTENZA DOMICILARE

MEDICAZIONE DELLE ULCERE DEGLI ARTI INFERIORI CON BENDAGGIO MULTISTRATO (PROFORE)

SCHEDA DI RILEVAZIONE DATI PER LA PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE

Data__________________

Cognome e Nome _________________________________Sesso ______Età_________

Dimensione iniziali cmq __________________

Infezione: Si______ No:_____

Tipo di germe_____________________________________________________________

Segni Clinici: Rossore_____ Dolore____ Secrezione______ Edema si____ no___

Indice Caviglia/Braccio (indice di Winsor) superiore a 0.8: si___

Diametro caviglia: cm_________________

Dolore al momento della presa in carico: si______ no_______

Deambulazione: si ______no ____parziale_______

N° interventi infermieristici prima _______

N° interventi infermieristici dopo_______

Precedenti di ulcera____

Epoca di insorgenza: inf. a 1 mese____ da 1 a 6 mesi____ sup. a 6 mesi____

Tempo impiegato per la medicazione : minuti_________

Scomparsa del dolore dopo la presa in carico: si____ no _____

Tollerabilità del bendaggio: buona ___accettabile ___inaccettabile__

Aspetto del bendaggio ai controlli_____________________________

Tempo di guarigione :settimane ________ Tempo di miglioramento: settimane______

Prescrizione gambaletto compressivo dopo guarigione si ______no____ ALLEGATO 4 Regione del Veneto AZIENDA U.L.S.S. N. 15 “ALTA PADOVANA” DAY HOSPITAL GERIATRICO – SERVIZIO INFERMIERISTICO DI ASSISTENZA DOMICILIARE

SCHEDA DI PRESCRIZIONE DEL GAMBALETTO TERAPEUTICO

Data____________________

Si consiglia l’uso del gambaletto terapeutico elastocompressivo per il/la

Sig./ra__________________________________________________________________

Secondo le allegate misure e classe di compressione:

MODELLI classi di compressione

Punti di riferimento per le misure di circonferenza in cm TAGLIA 1 2 3 4 5

1 2 3 4 TAGLIA

L’infermiere U.O./Distretto di______________________ _____________________________________________

BIBLIOGRAFIA

- Effective Health Care (Edizione italiana) «Ulcere degli arti inferiori: terapia compressiva» Vol. 2 n.2 marzo-aprile 1998

- C.J. Moffatt, P.J. Franks, M. Connolly, S. Fielden, D. Ellison, L.Groake, C.N. McCollum Randomised Trial Comparing Two Four Layer Bandage Systems in the Treatment of Venous Leg Ulceration 1997

- C.J. Moffat, L. O’Hare Venous leg ulceration: Treatmen by high compression bandaging 1995

- Evidence-Based Nursing «Review: compression treatment improves healing of venous le ulcers» Vol.1 n. 2, Aprile 1998

- Mills C.F. “Zinc in Human biology” Springer – Verlac London 1989

- C.T. Hess “Guida clinica alla cura delle lesioni cutanee” ed. italiana a cura di Andrea Bellingeri 1999 ed. Masson.

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Il documento è stato elaborato e redatto da:

Loris Zorzi: Responsabile Servizio Infermieristico area territoriale Distretto n. 1 sud-est Stefania Agostini: Infermiera DH Geriatrico - P. O. Camposampiero Michela Bovo: Infermiera DH Geriatrico - P. O. Camposampiero Valeria Piran Infermiera DH Geriatrico - P. O. Camposampiero Mirella Pinton Infermiera DH Geriatrico - P. O. Camposampiero

Un ringraziamento particolare per la collaborazione e consulenza va a: dott. Sandro Bolzonella dott Emanuele Rizzo dott. Giovanni La Rosa dott.ssa Maria Grazia Leonelli dott.ssa Valentina Bassi dott.ssa Antonella Pedrini sig. Romeo Zanon

N. revisione: 01